Non posso motivare gli altri se non sto facendo la cosa giusta. E, per mantenermi rilassato e concentrato, non devo distrarmi dedicandomi a mille altri compiti diversi e correre qua e là pensando di avere troppo da fare. Perché in realtà non ho troppo da fare: la verità è che c’è una sola cosa da fare, ed è la cosa che ho scelto di fare in questo momento.
Se faccio una cosa pensando che sia l’unico compito al quale mi devo dedicare, la farò al meglio e avrò un rapporto ottimale, più rilassato e improntato sulla fiducia, con tutte le persone che collaborano allo stesso progetto.
Esaminando attentamente il mio lavoro nell’ultima settimana, mi sono accorto che ho fatto un mucchio di cose e che tutte sono state portate a termine una alla volta. Infatti, anche nei momenti più frenetici, ero in grado di fare una cosa alla volta, nonostante abbia stressato me stesso e le persone che mi stavano vicino e delle quali avevo bisogno per andare avanti pensando a sette cose tutte insieme…
Quando parlavo con una persona, riuscivo soltanto a pensare che avrei dovuto fare la stessa cosa con altre sette e, alla fine, tutti risentivano della tensione e della mancanza di attenzione, che si traducevano in una mancanza assoluta di partecipazione emotiva.
Fare più di una cosa alla volta produce paura, adrenalina e ansia, e la gente se ne accorge. Gli esseri umani non sono progettati per questo e cercano quindi di evitarlo.
La mente elabora un pensiero alla volta, e soltanto uno. Ignorare questa semplice verità conduce alla sensazione di essere “sommersi e schiacciati” dalla vita.
La maggiore fonte di stress sul posto di lavoro è costituita dal tentativo della mente di elaborare pensieri diversi e di affrontare svariati compiti, scenari futuri, preoccupazioni e inquietudini nello stesso momento.
La mente non è in grado di farlo. Nessuna mente, neanche quella di Einstein.
Una cosa alla volta.
Devo fare una scelta dalla lista di compiti da svolgere e poi occuparmi di un’incombenza come se fosse l’unica. Se è una telefonata devo rilassarmi e mettermi di buon umore, per far sì che si traduca in un’esperienza positiva e vada a buon fine sia per me sia per il mio interlocutore.
La settimana scorsa ho parlato con Gianni, un direttore vendite a livello nazionale Italia che aveva appena finito una lunghissima e feroce conferenza telefonica con il suo team. Aveva passato tutto il tempo a spronare i collaboratori a ottenere migliori risultati, avvertendoli che se le cose fossero andate avanti così come stavano procedendo, non sarebbero stati in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati. Aveva convocato la riunione perché i suoi capi avevano interrogato lui a proposito degli scarsi risultati del suo team.
Nonostante Gianni lavorasse dodici ore al giorno (e spesse volte anche MOLTO di più), si sentiva inadeguato su tutti i fronti. In più l’ansia del top management si era trasmessa a lui. Dato che era entrato in uno stato di frenesia e disorganizzazione mentale, aveva perso il controllo dei nervi e se l’era presa con i suoi collaboratori.
Questa non è motivazione.
La motivazione richiede un leader calmo e concentrato che focalizzi l’attenzione su una sola e unica cosa.
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