La mia storia

Rendersi utili ed interessarsi agli altri

Dale Carnegie, nel suo best seller "Come trattare gli altri e farseli amici" riferisce di due significativi episodi, raccontati da altrettanti partecipanti ai suoi corsi:
Charles R.Walters, di una delle più grandi banche di New York, ebbe il compito di preparare un rapporto riservato su una certa società. Sapeva che c'era una sola persona al corrente dei fatti e gli serviva incontrarlo con tanta urgenza e si trattava del presidente di una grossa società. Chiese dunque di poterlo incontrare e fu ricevuto.
Quando Walters fu introdotto nell'ufficio del presidente, una donna cacciò dentro la testa e disse che non aveva francobolli per lui, quel giorno. "Colleziono francobolli per mio figlio di dodici anni" spiegò il presidente.
Walters spiegò perchè era lì e cominciò a fare domande. Il presidente fu vago, generico, fumoso. Non voleva parlare; a  quanto pareva, niente avrebbe potuto persuaderlo. L'incontro fu breve e inutile.
"A dir la verità non sapevo cosa fare" racconta Walters. Poi mi è venuta in mente la segretaria e i francobolli per il figlio dodicenne. Così ho pensato che al dipartimento estero della nostra banca di francobolli se ne trovavano a volontà, tolti dalla busta di corrispondenza proveniente dai quattro continenti.
Il pomeriggio seguente tornai dal presidente e gli dissi che avevo francobolli per suo figlio. Lui fu entusiasta. Non mi avrebbe stretto la mano con più slancio nemmeno se fossi stato candidato al Congresso. Sprizzava sorrisi e volontà di collaborare.
"Il mio George impazzirà per questo qui" esclamava rovistando nel mucchio. "E guarda quest'altro: una rarità."
Passammo mezz'ora parlando dei francobolli e guardare le foto di George, poi per un'ora lui mi spiegò per filo e per segno tutto quello di cui avevo bisogno, senza nemmeno che glielo chiedessi. Mi disse tutto quello che sapeva, poi mi chiamò i suoi collaboratori e pose loro altre domande. Telefonò ai soci, mi inondò di fatti, relazioni, corrispondenza.
Volendo usare il linguaggio dei giornalisti, il mio fu un autentico scoop.
Mostrare la vostra disponibilità verso il prossimo non solo può essere utile nei rapporti provati interpersonali, ma può altresì giovare alla vostra azienda per crearsi interlocutori e clienti fedeli.


E a proposito di clienti che Edward M. Sykes raccontò questo secondo episodio:
Molti anni fa andavo in giro dai clienti nella zona del Massachussets per la Johnson & Johnson. Nella mia lista c'era un drugstore di Hingham. Ogni volta che ci andavo parlavo sempre un pò con i commessi, prima di rivolgermi al proprietario per concludere l'ordinazione. Un giorno il proprietario mi disse che non voleva più acquistare i prodotti della J&J perchè aveva la sensazione che stesse concentrando i suoi sforzi sui negozi alimentari e grandi magazzini a scapito del piccolo drugstore privato.
Me ne andai con la coda tra le gambe e mi aggirai per la città per ore.  Alla fine decisi di tornare e cercare almeno di spiegare la nostra posizione al proprietario del drugstore.
Entrai e come al solito salutai i commessi. Quando poi salii dal proprietario lui mi sorrise amichevolmente. Poi sottoscrisse un ordine che era il doppio di quello del solito.
Lo guardai sorpreso e gli chiesi che cosa gli aveva fatto cambiare idea. Lui indicò un giovane commesso e disse dopo che me ne ero andato il ragazzo era salito e gli aveva detto che io ero uno dei pochi venditori che si prendeva la briga di dirgli "ciao" - a lui e ai suoi colleghi - quando arrivavo, mentre gli altri venditori si comportavano come se i commessi non esistessero. Il commesso aveva spiegato al padrone che se c'era qualcuno che meritava un riconoscimento per il suo lavoro, quello ero io.
Il proprietario si disse d'accordo e rimase un cliente fedele.
Non dimenticai mai che essere amichevole con tutti e interessarsi sinceramente agli altri è indispensabile per un venditore (e anche per un non venditore)
Se vogliamo farci degli amici, entriamo nell'ordine di idee di fare qualcosa per gli altri. Cose che richiedono tempo, energia, altruismo e intenzionalità.


Sono ormai anni che faccio del mio meglio per sapere la data di nascita dei miei amici. Pur non interessandomi di astrologia, comincio col chiedere loro se credono che la data di nascita abbia influenza sul carattere, ecc., ecc. Poi chiedo loro mese e giorno. Appena possibile, annoto l'informazione sull'agenda che tengo apposta per questo scopo e al momento giusto mi faccio vivo: una telefonata, un sms, un'email. E' sempre un successone!!! Spesso sono la sola persona al mondo che se ne ricorda.
Se vogliamo avere degli amici, salutiamo la gente con entusiasmo e vivacità. Questo vale anche per le telefonate. Quando dite 'pronto', ditelo con un tono che dimostri un minimo di disponibilità.
Chi chiama deve sentire, sin da subito, che dall'altra parte c'è una persona cordiale e disponibile ad interessarsi dei suoi problemi. vediamo di tenerlo presente quando domani alzeremo la cornetta.

La morale di queste storie???
Rendiamoci utili e interessiamoci sinceramente agli altri, prima ancora che qualcuno ce lo chieda.



Mark Twain ha detto:
Non andare in giro a dire che il mondo ti deve mantenere. Non ti è debitore di nulla. Esisteva prima di te.
Certamente anche le persone che si limitano a "fare il loro dovere" fanno un comportamento ineccepibile. Anche coloro che sono attentissimi al mansionario e dicono spesso "Questo non è compito mio" servono alle aziende. Sono diligenti. Peccato che siano diligenti e nient'altro.

Se è già bene eseguire in modo preciso ciò che ci viene richiesto, sforzarsi in ogni modo e sempre di rendersi utili e interessarsi agli altri più di quanto si aspettino, significa scatenare un'energia che scioglie gli iceberg, spegne i vulcani e smuove le montagne. 


Tra due uomini, uno che pensa solo al suo interesse personale e agisce come se gli altri non esistessero e uno che sa trattare gli altri facendoli sentire importanti e rendendosi utile quando ne ha la possibilità, chi avrà più successo nei rapporti interpersonali? Chi coglierà il maggior numero di opportunità? Chi sarà più benvoluto, meglio accolto e più ascoltato?

Questo atteggiamento positivo in fondo nei confronti degli altri - e i comportamenti che ne derivano - richiedono spesso fatica; non sono così ovvi e naturali.
L'uomo pensa in primo luogo a se stesso e questo si dice è umano può darsi che sia così. Tuttavia, se ci pensiamo bene, non siamo stati messi su questa terra per essere delle isole e se anche siamo portati dalla nostra natura a pensare prima di tutto a noi stessi, non è secondo questo principio egoistico che dobbiamo sempre vivere.

Allora forse è "più umano" interessarci agli altri e cercare di capire sempre meglio che cosa possiamo fare per loro conto.

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