Poliziotto buono o poliziotto cattivo?

Poliziotto buono o poliziotto cattivo? Meglio tutt’e due.
Se sei davvero un motivatore, se vuoi davvero essere un leader, se vuoi bene realmente al tuo team, se pensi di avere un team, devi saper interpretare il ruolo “del poliziotto buono e del poliziotto cattivo”. E non ci vogliono due persone; un vero leader, interpreta entrambe le parti.



  • Poliziotto buono: educa, guida, prepara, assiste e supporta continuamente, mantenendo la parola data, rimuovendo gli ostacoli che intralciano il successo, lodando e mostrando riconoscenza durante tutto il percorso. Agisce attraverso il rinforzo positivo del comportamento desiderato perché è un vero leader che sa che otterrà ciò che merita.
  • Poliziotto cattivo:  è cattivo sino al midollo, è cattivo sin dentro le scarpe, non transige sul mantenimento delle promesse, nemmeno di quelle che riguardano la performance. Non dà spazio alle lagnanze e alle scuse che giustificano le promesse non mantenute. Non ha rispetto per i piagnoni e per le persone che non raggiungono gli obiettivi prefissati. Non fa concessioni ai pigri. Chiarezza, convinzione e determinazione. Tutte le carte in tavola, nessun messaggio velato, dice apertamente: “Credo in te. So che puoi fare. La vera ragione per cui sei qui e fai parte della mia vita è fare il lavoro che devi fare”.

Ovviamente non devi interpretare il poliziotto cattivo troppo spesso, ma soltanto dopo che ogni tentativo del poliziotto buono non ha ottenuto risultati. Il poliziotto cattivo può essere una buona sveglia per una persona che dalla vita non è mai stata chiamata a dare il meglio di sé. E una volta che la seduta del poliziotto cattivo è finita e quella persona è tornata in gioco, sforzandosi al meglio, tira di nuovo fuori il poliziotto buono per completare l’operazione.

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