Il coinvolgimento è una delle parole d'ordine della strategia di marketing non convenzionale (engagement). In questi giorni, mi trovo ad affrontare un problema abbastanza difficile in una azienda che vuole emergere sul mercato, vuole affermarsi sul mercato italiano, ma deve fare i conti con il prodotto che distribuisce: sto parlando di un prodotto cinese.
Il problema più grande, a mio avviso, sta proprio nel COINVOLGIMENTO. Ci sono grandi difficoltà a far
capire a tutta l'organizzazione che il consumatore-coinvolto, può partecipare addirittura nei processi di design o di miglioramento del prodotto, è un consumatore che sarà più portato a prestare attenzione al brand e, probabilmente, è disposto a rimanergli fedele. Può addirittura diventare un "evangelizzatore" della marca perchè sicuramente può attivare quei processi "virali" che nessun marcho può attivare se non a fronte di un cospicuo impegno finanziario.
capire a tutta l'organizzazione che il consumatore-coinvolto, può partecipare addirittura nei processi di design o di miglioramento del prodotto, è un consumatore che sarà più portato a prestare attenzione al brand e, probabilmente, è disposto a rimanergli fedele. Può addirittura diventare un "evangelizzatore" della marca perchè sicuramente può attivare quei processi "virali" che nessun marcho può attivare se non a fronte di un cospicuo impegno finanziario.
I "brand" devono ricercare e creare "esperienze" dirette con i loro clienti proprio per evitare di cadere nell'anonimato e nel concetto che "un prodotto vale l'altro".
Tale coinvolgimento può essere "occasionale" o "duraturo". Ovvio è che il secondo caso diventa per ogni uomo di marketing il punto di arrivo, perchè sviluppa e rafforza nel tempo un legame biunivoco azienda-consumatore. Ma certamente in questo caso il cliente nutre nel brand grandi attese.
In un mondo caratterizzato di overload informativo è sempre più difficile per un brand superare il "rumore di fondo" (ogni giorno, entriamo in contatto con almeno 1.500 prodotti) ed emergere sui competitors. Stiamo dunque parlando della fine del brand? Forse, ma solo di quelli che non sanno suscitare nei consumatori emozioni e un senso di fedeltà che vada bel oltre la ragionevolezza di una scelta meramente razionale.
La soluzione, a mio avviso, sta nel pensare a nuovi prodotti o a nuovi servizi (quindi innovare, quindi innovazione) che abbiano il potere di creare con i consumatori legami emotivi capaci di durare nel tempo.
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