Non è importante quello che dici, ma come lo dici!

Ricordiamoci che prima ancora di parlare
gli altri si sono già fatti una opinione di noi
L'espressione di sè è un bisogno universale. La forma che essa assume varia da persona a persona e consiste nelle diverse componenti del comportamento. Sono le differenze a far girare il mondo, ma tutti noi possiamo acquisire le abilità necessarie per una buona comunicazione. Qual è l'efficacia della tua espressione di te?

Molti vedono l'assertività come un comportamento verbale e credono di dover possedere "solo parole giuste" per gestire la situazione con efficacia. Ma il modo in cui viene espresso un messaggio è molto più importante di ciò che si dice.

Per quanto la cosa riscuota molto successo tra numerosi formatori dell'assertività, non ha mai fatto parte del mio stile offrire copioni preconfezionati su "cosa dire quando..." Sarebbe meglio che ci si
preoccupi principalmente di incoraggiare un atteggiamento freddo e diretto, e questo viene in gran parte comunicato in modo non verbale.

Immaginate una scena in cui Ugo, venditore entra nel negozio e chiede di parlare con il proprietario al quale vuole proporre l'acquisto dei suoi prodotti, Ma al banco Michele, commesso cerca di fare da filtro. Ugo approccia Michele in tre modi:

  1. Ugo si avvicina al banco lentamente e con esitazione. Tiene gli occhi fissi sul pavimento, la sua voce è un sospiro, faccia "sbiancata con guanciotte rosa". Ha una postura del tipo "Per favore non farmi male, mi devo guadagnare da vivere".
  2. Ugo va a grandi passi verso il banco, "squadra" Michele dalla testa ai piedi, poi gli rivolge la parola con un volume di voce tale da farsi sentire da tutto il negozio. La sua postura e i suoi pugni chiusi costituiscono un chiaro tentativo di intimidazione nei confronti di Michele.
  3. Ugo arriva al banco e si ferma davanti a Michele. Ha una postura rilassata ma eretta, guarda Michele negli occhi con un'espressione amichevole. Con il tono di voce di una normale conversazione, veicola il suo messaggio in una normale conversazione.
In questa dimostrazione ovviamente ho voluto esagerare, ma il punto è chiaro. Lo stile non assertivo dice a Michele che il venditore che ha davanti è un debole ed è semplice da respingere. Il secondo approccio può conseguire l'obiettivo desiderato per Ugo, ma la sua aggressività lascerà Michele con un carico di ostilità nei suoi confronti. Con l'approccio assertivo, Ugo ottiene da Michele solo ciò che voleva (parlare con il proprietario) e farà sentire importante Michele che ha contribuito a fare gli interessi del proprietario avendo deciso di farlo accomodare.

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